Che Blog è mai questo?

Che Blog è mai questo?
Cinque giovani uomini stanno provando a capire come le cose vanno filmate, come le cose vanno narrate, come le cose vanno trasmesse, insomma, come si fa il cinema. Quale miglior modo di capire se non quello di ragionare su come se la cava chi ne sa più di noi?

31 marzo 2014

Gravity

Il mito della rinascita e la Fantascienza che vorremmo


L'abilità. Il fare scuola. La tekne, come direbbe Socrate.
Il film di Alfonso Cuaròn vive di tecnica e, per una volta meritatamente, questo fatto viene riconosciuto anche dall'Academy che gli fa vincere praticamente tutti i premi nelle categorie tecniche.

Regia. Fotografia. Montaggio. Effetti speciali. Sonoro. Montaggio Sonoro. Colonna Sonora.
Sul premio alla Miglior Regia ho un piccolo appunto da fare, ma lo spiego meglio al fondo di questo articolo.

Però questo "Gravity", a mio parere, meritava una vittoria anche nella categoria principale, quella di Miglior Film. Non perchè sia superiore a pellicole come "12 Anni Schiavo" o "The Wolf of Wall Street", anzi. Forse il secondo, a conti fatti è anche meglio; non tanto nella realizzazione o nel fascino che i due film hanno durante la visione (completamente diverso, sia ben chiaro, ma ugualmente efficace), ma nelle finalità della produzione: un film con George Clooney e Sandra Bullock non può non avere anche una fortissima spinta verso il lucro. Certo, anche DiCaprio è mainstream, ma la sua scelta ha un senso (se non altro come fantoccio dell'artista Scorsese); scegliere la Bullock, invece, non ha mai senso, tranne quello di voler attirare il suo pubblico.

Quello che però eleva il film è il ritorno a un certo tipo di fantascienza che da anni ormai sembra essere stata abbandonata.
Quella che stupisce, affascina, e cambia le persone. Perchè per fare la guerra basta e avanza la Terra.

26 marzo 2014

Il Grande Lebowski

La dannata commedia umana che procede e si perpetua

 

Se sei Jeffrey Lebowski, detto Drugo, non puoi tollerare che un muso giallo qualsiasi pisci sul tuo tappeto, perchè se sei Drugo il tappeto è parte integrante della tua vita. Come la tua poltrona, la tua palla da bowling, le tue audiocassette. Le piccole cose, insomma. Puoi decidere di smuovere mari e monti solo perchè quel tappeto è stato rovinato. Ma se scompaiono dalle tue tasche diverse migliaia di dollari il tuo pensiero sarà: "la vita va avanti!", perchè quei soldi sono qualcosa di troppo grande per te.

Se invece sei Jeffrey Lebowski, miliardario invalido veterano del Vietnam, quando qualcuno (Drugo) ruba uno dei tuoi tappeti la cosa passa inosservata. Ma se a sparire sono i soldi, la tua priorità diventerà ritrovarli, non importa come.

È su queste basi che si sviluppa la trama de "Il Grande Lebowski", capolavoro a volte troppo sottovalutao dei fratelli Joel e Ethan Coen, geni del cinema contemporaneo. Atmosfere country-western aprono la pellicola, e una voce narrante ci mette in guardia: stiamo per assistere a quanto di più stupefacente si possa vedere in tutti quegli altri posti che non sono Los Angeles, California.

Che poi, a visione conclusa, questa vicenda non ha niente di apparentemente stupefacente. Non ci sono colpi di scena colossali come in "The Prestige", non ci sono astrazioni visionarie come in "2001: Odissea nello Spazio", non ci sono gesta eroiche come ne "Il Signore degli Anelli".

Ma sfido chiunque a contraddire quel cowboy parlante in sottofondo che sa tanto di profeta.
Qualcosa di speciale questo film ce l'ha. Anzi, ha tanto di speciale. Questo film ha cuore. Questo film ha sincerità. Questo film, forse, ha in sè della verità.

Diciamo che dava un tono all'ambiente.

25 marzo 2014

Storia d'Inverno

La condanna che ci infligge il nostro Destino


Cibo per orsi.
Questo film è cibo per orsi.

Akiva Goldman è un nome particolare, quando lo si sente sembra riferito a un autore nordeuropeo (o almeno, a me Akiva suona parecchio svedese/finlandese), e il titolo del suo primo film da regista, "Storia d'Inverno", è molto evocatore.
Insomma, a me dava tanto la sensazione di trovarmi davanti a un'opera sentita e impegnata.

La presenza di Colin Farrell, Russel Crowe, Will Smith già ti fa storcere il naso, nel senso che acquista in partenza un voluto carattere mainstream. Ma anche "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" aveva nel cast Jim Carrey e Kate Winslet, quindi nessun pregiudizio.

Grazie a Dio non ho fatto caso a chi diavolo fosse effettivamente Akiva Goldman. Codesto personaggio, infatti, è uno sceneggiatore; e non uno sceneggiatore qualsiasi. Bisogna essere competenti per sceneggiare "A Beautifl Mind".
Bisogna esserlo un po' meno per sceneggiare "Batman Forever". O "Batman e Robin". O "Constantine".

Insomma tutto questo per dire che mi ero tremendamente sbagliato: altro che operazione artistica nordeuropea.
Questo Akiva è un hollywoodiano fatto e finito, quindi tagliamo la testa al toro: quando un hollywoodiano vuol dirigere un film strappalacrime nasce sempre una merda.
E allora iniziamo a raccontarla, questa merda.

23 marzo 2014

12 Anni Schiavo

"Il Colore Viola" nella mani di un artista

 

Sono entrato nella sala di proiezione in cui ho visto "12 Anni Schiavo" un po' sfavato, perchè quel giorno volevo davvero tanto andare a vedere "A Proposito di Davis" dei Coen, maestri del cinema che io personalmente adoro.
Il film di Steve McQueen invece non ispirava particolarmente:le storie di schiavitù mi hanno sempre un po' annoiato e il progetto sembrava pensato con l'obiettivo di una vittoria agli oscar.

Che dire, a volte qualcuno ti impresta la palla di vetro e neanche te lo dice.
MA.
Ci sono un sacco di MA da aggiungere in questa introduzione:

MA anche se io di McQueen ho visto solo "Hunger", il regista è uno coi controcazzi (ed è bellissimo, sembra un enorme panda pacioso e spaventoso allo stesso tempo) .
MA un cast così lo si vede raramente (Ejifor, Fassbender, Cumberbatch, Dano, Giamatti, Pitt, Nyong'o).
MA, considerando l'indole cruda e verista del regista,
mi ha fatto pensare che un po' di sana violenza ben dipinta che di solito in questo genere di film è rappresentata in modo buonista e censuratorio avrebbe potuto aggiungere un po' di pepe.

McQueen è stato all'altezza di queste aspettative?

19 marzo 2014

Star Wars: Vecchia e Nuova Trilogia

Breve e stringata opinione MOLTO personale


Ho iniziato a scrivere questo post pensando di parlare in modo più dettagliato del solo sesto episodio della saga perchè è quello che riassume meglio di tutti gli altri il mio pensiero generale su"Guerre Stellari": infantile, sopravvalutata ma sicuramente non orribile.
Già a questo punto dell'articolo potrei essere mangiato dai fan V&F (Veri e Fieri) del Camminatoredeicieli.
"Perchè Guerre Stellari è un capolavoro assoluto!"
"Ah sì? E perchè è un capolavoro?"
"È un capolavoro e basta! Non capisci un cazzo se dici il contrario!"
 Quanto amore per queste persone colorite e consapevoli.

Metto le mani avanti: sotto un ovvio punto di vista"Star Wars" È un capolavoro. Solo un cieco potrebbe non vedere la scia di influenze che questa saga ha lanciato verso gli anni a venire, rilanciando il genere fantascientifico, riscrivendolo in parte, e innovando per l'epoca ogni tipo di effetto speciale, per gli standard di allora assolutamente ineguagliabili.

Quasi ogni prodotto di fantascienza contiene omaggi a George Lucas e alla sua creazione, un numero immenso di brand di tutti i generi ha creato dei prodotti ad essa ispirati.
Eppure, c'è qualcosa dentro di me che non mi fa piacere il mondo di "Guerre Stellari".  Non dico solo i film. Il mondo.

Bah, sarà tutto colpa degli Ewok.
O del fatto che il vero protagonista non è quello che viene spacciato per tale.
O che su sei film se ne salvano solo due per il rotto della cuffia.
Merda, ho già detto troppo. Ora metto ordine nella mia testa ultimamente più incasinata che mai.

17 marzo 2014

In Time

Un piccolo martire di Hollywood


Andrew Niccol, regista di questo "In Time", non verrà mai ricordato per le sue prestazioni dietro la macchina da presa, questo è un fatto.
Però c'è anche da dire un'altra cosa: Andrew Niccol ha ideato e sceneggiato quella perla irrangiungibile che è "The Truman Show". Quindi non bisogna prendere l'apertura di questo post come una condanna. Proprio per niente.

Certo, per meritarsi il titolo di Martire di Hollywood© qualche croce in testa, qualche palo nel didietro dovrà pur avercelo questo film. Ebbene, questa croce/palo si chiama Justin Timberlake, musicista/attore/icona pop/fighetto che in questo film interpreta il ruolo principale. È davvero così cane a recitare da far scendere a picco la qualità della pellicola?
No.
Cattura tutta l'attenzione su di sè distraendo chi guarda dal film?
Più o meno.
Nel senso che sì, cattura su di sè tutte le attenzioni, ma lo fa prima della visione. Detto in parole povere, cattura tutti i pregiudizi verso se stesso attore e verso se stesso in generale: fichetto mainstream mangiasoldi.

Ma questo non è vero...

15 marzo 2014

Spring Breakers

"Spring breakERS forever... Spring breakERS forever, bitches..."


Non conosco Harmony Korine.
Non ho visto "Gummo", il suo film precedente, e il poco che so sul suo conto si può riassumere in queste parole: rompipalle del benpensiero. Controcorrente e indie, indie sul serio.

Quindi considerando queste basi il film (di cui sono venuto a conoscenza mesi dopo l'uscita nelle sale, perchè qua in Italia si pompano sempre i film più meritevoli...) avrebbe dovuto attirarmi già prima della visione.


Poi, leggendo la trama, le aspettative un po' calano. Insomma, quattro ragazzine che vanno allo spring break e entrano pian piano nel circolo della perdizione non è esattamente una sinossi che alza l'hype prima della visione. Sembra uno di quei film per adolescenti idioti che danno il martedì sera su MTV.
Già... MTV (tenete a mente questo riferimento per dopo).

Come seconda cosa osservi il cast: James Franco passa il test. Ma ci sono anche Vanessa Hudgens e Selena Gomez. la Hudgens che baciava Zach Efron in "High School Musical" e la Gomez che fino a due giorni prima si baciava Justin Bieber tra un ciak e l'altro de "I maghi di Waverly".
Attricette della Disney, insomma.
Già... la Disney (tenete a mente quest... blah, blah blah avete capito).

"Oh mio Dio" mi dico, "Oh mio Dio, che scelte pessime". Mai stato più in errore.

14 marzo 2014

La Grande Bellezza

Perchè a me Sorrentino piace


Sì, l'ho già detto. Sorrentino mi piace e La Grande Bellezza pure. Ma anche se le mie sono parole a caso, frutto di una mente frullata e troppo recettiva, sono comunque ragionate.
Ecco questi ragionamenti.

Premesse e precisazioni preliminari (#allitterazionemiapassione)


Dobbiamo a mio malgrado partire dal fatto che Paolone, visivamente, mi piace tantissimo. Rispecchia il mio gusto per la maestosità e la magniloquenza delle inquadrature, la geometria che dà ad ogni messa in scena è qualcosa che mi ha sempre attirato. Ho capito questa cosa guardando i quadri/fotogrammi di Wes Anderson, altro regista che io adoro, con uno stile molto diverso ma accomunato al nostrano Sorrentino dalla razionalizzazione geometrica delle immagini.

E dobbiamo partire dal fatto che Paolone ha un gusto musicale incredibile, un talento nel scegliere le musiche per i propri film davvero notevole. E per uno che come me considera la colonna sonora importante almeno quanto le prove attoriali, per giusdicare un film questo fatto è importantissimo, ed è uno dei fili conduttori della produzione Sorrentiniana che me lo fa apprezzare. La soundtrack di This Must Be the Place, poi, è stata l'apice, e anche nell'opera in questione non è da meno.

Infine, devo precisare che Paolo Sorrentino, Napoli, 1970, mi sta simpatico. O meglio, mi attira. Perchè è a metà tra la presunzione di essere un genio e l'esserlo davvero. Perchè è egocentrico e a volte un po' masturbatorio ma conosce anche i suoi miti. Perchè bene o male è un artista. Decadente sì, ma artista.